8 gennaio 1959
Mi chiamo Daniela e ho 7 anni e mezzo. Oggi è giovedì ma non vado a scuola. Sono molto felice perché è un giorno speciale, non solo perché non vado a scuola ma perché il mio nonno compie 80 anni e si fa una festa con tanti parenti invitati. Nella saletta dove non andiamo mai hanno messo insieme dei tavoli con la tovaglia bianca e sembra un unico tavolone lungo. La mamma ha tirato fuori dalla credenza il servizio con i fiordalisi che ha ricevuto per il matrimonio e a me sembra tutto incantevole. Ha messo anche i bicchieri a calice, tutte cose che usiamo solo a Natale. Io pero non mangerò seduta a quel tavolo perché c’è posto solo per un bambino e si deve scegliere uno di noi quattro. Potrebbe essere scelta mia sorella Mariapia perché é la più grande, o mio fratello Franco perché è l’unico maschio oppure Angela perché è la più piccola. Però secondo me dovrei essere io perché sono la preferita del nonno, ma non si vogliono fare preferenze per cui non essendo la più grande o un maschio o la più piccola sono esclusa. Questa cosa mi intristisce un po’ ma non voglio rovinarmi questa giornata e quindi cerco di non pensarci. Almeno non oggi. Poi la maestra, alla quale i miei genitori hanno chiesto il permesso per l’assenza della scuola, mi ha tenuto in classe ieri sera per insegnarmi una poesia per il mio nonno, quindi al momento della torta io andrò nella saletta e reciterò la poesia e vedrò la commozione di tutti e avrò il mio momento. Però prima andiamo a messa nella chiesina. È molto freddo e anche strano andare a messa di giovedì mattina quando tutti i miei compagni sono in aula. Mi sento molto importante. La messa è in latino e il prete rivolto all’altare bisbiglia delle preghiere che non capisco. Però so un po’ il Pater noster e il Gloria Pater e lo recito con gli altri e dico anch’io Amen anche se con un secondo di ritardo perché non so mai quando si deve dire.
Poi torniamo tutti in casa dove la mamma si rimette ai fornelli. È venuta sua sorella, la zia Giovannina, a darle una mano. Ci sono dei piatti già pronti con varietà di salame, prosciutto e mortadella. Il bollito misto sta cuocendo da parecchio e sarà pronto per mezzogiorno, l’arrosto è stato cucinato ieri e tagliato a fette da freddo e dovrà solo essere riscaldato. Le patate sono servite bollite con il bollito e fritte con l’arrosto. La mamma è un po’ in agitazione ma è una bella cosa perché quando fa così io so che tutto le riesce bene. Non ci vuole attorno per cui sto seduta sulla panca vicino al camino e cerco di non dar fastidio. Mi piacerebbe che mi chiedesse di portare in tavola il cestino del pane o i piattini con la mostarda, o qualsiasi altra cosa così da vedere un po’ cosa sta succedendo di là perché sento ridere e fare dei brindisi, ma aspetto che me lo chieda lei perché potrebbe non gradire di dovermi dare retta. Angela è più spontanea e meno timida di me per cui fa qualche entrata nella sala della festa con il suo visino da furba e tutti ridono. Io vorrei fare come lei ma sono una bambina un po’ troppo cicciotta e goffa e non faccio ridere nessuno e voglio evitare umiliazioni che poi mi tocca rivivere all’infinito. È meglio che rimanga seduta tranquilla a ripetermi la poesia in modo da dirla bene. La maestra ieri sera mi ha fatto capire che sono proprio brava e non vorrei inciamparmi all’ultimo momento. Finito il pranzo sul tavolo compaiono torte, panettoni, spagnolette, mandarini, e liquori. È il momento delle poesie. Recito la mia senza alzare gli occhi fino alla fine e poi incrocio lo sguardo del nonno, mi sorride nel suo modo sereno, e capisco che è contento, che è fiero, che sa che lo venero. Poi anche gli adulti leggono quello che hanno preparato. Un parente fa ridere tutti raccontando la storia del mio nonno in dialetto e in rima. Ricordo solo qualche frase : «
L’è nasü press a ra Val da Odogn
On bel tosin che al se chiamava Togn
L’eva bel insci pignin
A l’eva or carö dro pà Stefenin
L’ha imparò prest a girà or mond
L’ha quasi fai or gir dro mapamond
Ma lù al preferiva nà a Forca
....
L’è li ca la metü sü ra industria
E anca ai bèdre al ghe tirava giù ra rusca
Al fava su di bei ninnatol
Dro tabac anca i scatol
L’ha incontró na penagina che la s’ciamava Angiolina
.......
Gli uomini hanno fatto onore al vino e alla grappa e sono allegri, le donne sono contente di aver avuto una giornata di vacanza e di aver potuto mettere i piedi sotto il tavolo senza dover cucinare, a parte mia mamma e mia zia che hanno fatto avanti e indietro, per preparare, servire e rigovernare. Ma c’è una luce di soddisfazione nei loro occhi. É stato tutto bellissimo. Buon compleanno nonno caro.
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